I ragazzi dell’Under 17 cadono per 2-1 a Trigoria contro la Roma dando prova di grande valore e talento che, purtroppo, non basta a portare via punti ai giallorossi. La classifica resta ferma a quota 5 punti dopo sei giornate, ma la materia che sta plasmando l’allenatore Goffredo Carocci è di primissima qualità. L’allenatore dei giovani rossoverdi prova a spiegare il momento della  squadra, la filosofia di calcio che persegue e gli obiettivi stagionali.

Goffredo, siete reduci dalla sconfitta contro la Roma a Trigoria, una delle candidate al titolo nazionale. Per l’ennesima volta avete offerto un’ottima prestazione ma il risultato non vi ha premiato. Perché?

“Sì, nelle prime sei partite abbiamo giocato male soltanto a Perugia, però se i risultati sono contrastanti rispetto alle prestazioni ci sono dei motivi. Penso che nel calcio casualità e sfortuna contino poco. Abbiamo qualche problema che dovremo risolvere ma c’è una base solida e di qualità a cui aggrapparsi. Difficilmente si vede una squadra come la Roma, in casa, costretta a spazzare la palla fuori dal campo e rimanere chiusa mezz’ora dentro la propria area di rigore”.

Quali sono gli obiettivi stagionali?

“Spero di non fare un campionato mediocre. Sono quattro anni che alleno questi ragazzi e so cosa possono darmi e cosa possiamo raggiungere. Ripeto, adesso abbiamo qualche problema ma la verità è che possiamo competere con i migliori in Italia. L’obiettivo ora è ripartire e cercare di non far demoralizzare il gruppo perché comunque è formato da ragazzi di 17 anni e non è semplice la gestione. Non devono mollare perché sono sicuro che ce la faremo a raggiungere gli obiettivi prefissati e le prime giornate stanno a testimoniarlo. Palermo e Roma sono due squadre che arriveranno sicuramente tra le prime otto in Italia e a Terni contro i siciliani strameritavamo la vittoria, così come non meritavamo la sconfitta sabato a Trigoria”.

Lavorando da quattro anni con questi ragazzi del 2000 hai portato avanti un preciso progetto tecnico.        

“Sì, abbiamo delle idee precise, ambiziose e al tempo stesso difficili, ovviamente. Cerchiamo di giocare palla a terra, di comandare il gioco, di impostare la partita sul possesso. Mi fa piacere vedere riconosciuto con entusiasmo il nostro lavoro da parte della Società. Sono ragazzi dal grande talento e vederli giocare dà veramente soddisfazione”.

Questo è un modello poco diffuso in Italia e che, invece, ricalca ciò che accade ad esempio in Spagna come nel Barcellona. Uno degli obiettivi perseguiti da Guardiola è stato quello di far giocare con lo stesso modulo e la stessa mentalità tutte la squadre del club catalano, dai bambini alla Cantera. Credi sia giusto adottare questa idea di calcio anche in Italia?

“È un discorso molto ampio. Io credo che dovrebbe essere questa la via. Le idee di calcio e la visione dovrebbero essere simili per tutti gli allenatori di una società, poi è normale che l’allenatore ha l’esigenza di apportare delle modifiche a seconda di quello che ha a disposizione. Purtroppo in Italia il pensiero dominante dice che per vincere occorre la solidità, che si deve perseguire un calcio “redditizio”. Questa è un’idea che difficilmente verrà abbandonata nel nostro Paese perché così dice la nostra storia e questo è il nostro modo di intendere il calcio. A me dispiace perché in Italia abbiamo tantissimi talenti di livello assoluto, ma li facciamo crescere in maniera “perversa””.

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