La fondazione della Ternana Calcio si fa risalire al 1925, anche se in realtà la storia affonda le sue radici già nei primi anni del secolo scorso. In questi anni il club rossoverde ha preso parte per due volte al campionato di serie A (1972/73 e 1974/75) e per ben 21 volte a quello di serie B.

Nel suo palmares, la vittoria di due campionati cadetti, di sei tornei di serie C, una semifinale di Coppa Italia professionisti ed una finale di Coppa Italia di Serie C. Da sempre la Ternana Calcio è legata, indissolubilmente, alle sorti sociali, storiche ed economiche di Terni e dei suoi cittadini, anche se la passione per i colori rossoverdi ha valicato i confini del territorio.

Ormai si contano tifosi rossoverdi in ogni parte d’Italia e persino in giro per il mondo. Merito di una maglia dai colori inconfondibili e delle passioni che, i tanti protagonisti succedutisi nella storia rossoverde, da Carapellese a Ostromann, da Viciani a Borgobello, da Riccomini a Benatti, hanno saputo trasmettere.

Dagli albori alla guerra

storia1918La preistoria del calcio comincia a Terni il 15 marzo del 1898 con una associazione sportiva non affiliata alla Federazione. L’esperimento rimane isolato, tant’è che solo nel 1904 si ricomincia a praticare il gioco del calcio, grazie all’opera di alcuni atleti provenienti dalla Palestra Garibaldi. La squadra, denominata Terni Foot-Ball Club e rinforzata da atleti in servizio di leva nella caserma locale, affronta le formazioni dei paesi vicini. Nel 1911, sul terreno del Foro Boario, si disputa una memorabile sfida tra Fiorentina e Lazio, evento che contribuisce a dare ancora maggior impeto alla nuova disciplina. Ne segue, infatti, un torneo che vede impegnate, insieme alla squadra locale, quelle del Roman, dell’U.S.Spoletina e del Fortebraccio Perugia.

L’attività agonistica prosegue intensa fino a tutto il 1912, ma solo alla vigilia del conflitto mondiale (1 maggio 1915) viene creata una vera e propria società, denominata Interamna Foot-Ball. Nel 1918 viene quindi costituita l’Unione Calcistica Ternana, successivamente accorpatasi ad altre realtà locali per dar nuovamente vita al Terni Foot-Ball Club (giugno 1922). Nell’anno 1924, vistasi insidiata nella leadership da altre realtà ternane, la formazione rossoverde decide di indire un campionato cittadino, riuscendo a confermare la sua supremazia in modo brillante. Si giunge così al 19 luglio del 1925, data in cui viene inaugurato il nuovo impianto di Viale Brin (Terni F.B.C.-Tiferno 1-1). Il 2 ottobre dello stesso anno avviene quindi l’inevitabile accorpamento nella squadra dell’Unione Sportiva Terni, evento che viene indicato come atto di nascita dell’odierna Ternana. Sono le origini del sodalizio rossoverde, sceso per la prima volta in campo in un torneo regolare il 18 aprile del 1926 (Perugia-Terni F.B.C 1-3).

storia1924Il nome non subisce iniziali modifiche, rimanendo Terni F.B.C.almeno sino al termine del Campionato di II Divisione Umbra, disputato tra l’aprile del 1926 ed il maggio dello stesso anno. E’ proprio la formazione ternana ad aggiudicarselo, conquistando la promozione nella serie superiore grazie alla migliore differenza reti su Tiferno e Perugia. La stagione 1926/27 vede ancora la formazione primeggiare, seppur con la nuova denominazione di U.S. Terni. Ottenuta la Prima Divisione (attuale Serie B), la squadra trova il modo di ben figurare anche in questa categoria, giungendo seconda a pari merito con la Fiorentina e garantendosi così l’accesso agli spareggi. Il diritto acquisito viene però lasciato cadere con un imprevisto forfait, dettato da polemiche e gravi problemi di natura economica.

La squadra, mutato il proprio nome in Unione Sportiva Ternana, riesce comunque a ripetersi nella stagione1928-29, collocandosi in seconda posizione alle spalle del Cagliari. Ancora una volta si decide però di non prendere parte allo spareggio: una rinuncia che comporterà l’automatica esclusione dal nascente torneo diSerie B, istituito proprio nel 1929 con la riforma dei campionati. Le difficoltà si aggravano ulteriormente nella stagione successiva (I Divisione), affrontata sotto l’egida di una nuova denominazione decisamente ossequiosa all’italico regime. La squadra viene così chiamata Polisportiva Fascista Ternana, e ben tre presidenti si alternano alla guida del sodalizio.

Nel 1930-31 il deficit finanziario diviene però insostenibile, ripercuotendosi sulle vicende dell’undici allenato da Cari. L’Associazione Calcistica Ternana (ancora un cambio di nome) totalizza infatti appena 5 punti, disertando due incontri e perdendone altrettanti a tavolino per intemperanze dei propri tifosi. La stessa iscrizione al campionato successivo (siamo sempre in I Divisione) viene messa fortemente in dubbio, pericolo scongiurato all’ultimo momento con l’ingresso del marchese Chiavari (alto funzionario della Società Terni) in seno alla dirigenza. La squadra viene affidata nuovamente al magiaro Winkler (già alla guida del club nei tornei 1926-27 e 1927-28), ottenendo un dignitoso quarto posto al termine della stagione. I problemi, momentaneamente accantonati, riaffiorano impetuosi nel torneo 1932-33, condotto senza particolari acuti e con un nuovo avvicendamento ai vertici dirigenziali. Questa volta la situazione, a differenza che in passato, finisce per divenire addirittura irreparabile, portando all’inevitabile scioglimento dell’Associazione Calcistica. La maggior parte degli atleti “emigra” così verso l’unica realtà ancora presente nel territorio, quella Juventus Terni (campionato di II Divisione Umbra) successivamente accorpata (se pur in modo temporaneo) al redivivo sodalizio rossoverde nella stagione 1934-35.

E’ stato usato l’accostamento tra il rosso ed il verde non certo in maniera casuale, poiché è proprio a partire da questa data che vengono definitivamente adottati gli attuali colori sociali. Il nome subisce comunque una nuova variazione, divenendo Polisportiva Fascista Mario Umberto Borzacchini (rimane immutato fino al secondo conflitto mondiale) in omaggio al campione automobilistico locale prematuramente scomparso nel settembre del 1933. Si riparte dalla II Divisione Umbra, anonimo palcoscenico dal quale la squadra riesce ad affrancarsi nel volgere di quattro gare (Tiferno e Perugia II le uniche avversarie). Tornata in I Divisione, la compagine ternana vive quindi due stagioni di assestamento, con qualche preoccupazione di carattere finanziario nel torneo 1936-37. Il campionato 1937-38 si rivela invece foriero di soddisfazioni per l’undici rossoverde, pilotato in Serie C dall’ungherese Karoly e vincitore con merito della Coppa Italia Centrale. La stagione 1938/39 è caratterizzata dall’esonero in corsa del tecnico magiaro, sostituito da Ancillotti per un buon terzo posto finale. E’ lo stesso piazzamento che si ottiene nel campionato 1939/40 , segnato dall’avvento di Guido Gianfardoni sulla panchina della squadra. Nel 1940/41, con la formazione in piena corsa per la promozione tra i cadetti, si registra la scomparsa dell’allenatore spezzino, colpito da un male incurabile a soli 40 anni. La morte del tecnico provoca lo spaesamento di tutto l’ambiente, agevolando irrimediabilmente il compito della Fiumana nel girone finale. Rimangono comunque le imprese di quell’epoca, segnata dalla conquista del primato nella fase regolare , da una doppia vittoria in campionato sul terreno del Perugia (il primo atto non fu omologato per incidenti) e dall’eliminazione in Coppa Italia avvenuta solo al cospetto del quotato Venezia (sono proprio i lagunari ad aggiudicarsi la competizione).
Altrettanto ricca di soddisfazioni la stagione successiva, conclusa in seconda posizione con due lunghezze di distacco da quella Salernitana divenuta poi terribile concorrente negli anni successivi. La compagine allenata da Colombari riesce inoltre a ritagliarsi una pagina gloriosa, battendo per 3-1 in amichevole i futuri campioni d’Italia della Roma. Particolarmente esaltante anche il campionato 1942-43 (l’ultimo prima della guerra), concluso al vertice con due punti di vantaggio sull’Alba Motor Roma. Purtroppo è ancora una volta il girone finale a tradire le ambizioni rosso-verdi, con l’undici di Rossetti costretto ad arrendersi di fronte a Varese e Salernitana.

Gli anni d’oro dopo la caduta

storia1964L’irrompere del conflitto mondiale non risparmia la città di Terni, dilaniata dai cento e più bombardamenti aerei sferrati dalle truppe alleate. Dopo la Liberazione (13 giugno 1944), il football riprende il suo corso solo nel giugno dell’anno successivo, con la Società Sportiva Ternana (il nome Borzacchini è stato abbandonato) impegnata in un torneo calcistico a carattere regionale. La squadra, affidata al tecnico Eraldo Pangrazi, viene quindi iscritta al campionato di Serie C 1945-46, concluso con un quinto posto tale da garantire il ripescaggio nella serie superiore. L’avvento alla presidenza del commendatore Fernando Lucioli sembra poi coincidere con una certa stabilità societaria, in un clima di entusiasmo generale che si riflette sulla squadra stessa. Al termine del campionato cadetto 1946-47 solo tre punti dividono infatti la Ternana dalla storica promozione nella massima serie.

La squadra non riesce a ripetersi nella stagione successiva, condotta a corrente alternata nonostante la buona intesa tra gli attaccanti Cardinali e Tossio (29 reti in due). La riduzione dei quadri prevista in Serie B(da tre gironi ad un unico raggruppamento) vanifica l’undicesimo posto ottenuto dalla formazione, risultato dignitoso ma tuttavia non sufficiente per la permanenza tra i cadetti. Il campionato di serie C 1948-49 pare rispecchiare il rendimento dell’anno precedente, con l’undici rossoverde piazzato a metà classifica (12°) dopo un finale vissuto in disarmo.

formazione10_53smallSono i primi segnali che annunciano l’imminente crollo, verificatosi nella disastrosa stagione 1949-50. La compagine rossoverde si assesta mestamente al penultimo posto. Solo in extremis avviene quindi l’iscrizione al successivo campionato di Promozione Interregionale, disputato grazie all’intervento del primo cittadino Luigi Michiorri. La squadra ottiene un discreto ottavo posto, ma ancora una volta due tecnici si alternano alla sua guida: Brenno Romboli viene sostituito da Pangrazi.
Fallimentare la stagione 1951-52, con notevoli difficoltà di natura economica. Il tracollo societario si accompagna a quello della squadra, sballottata da continui cambi tecnici (Pangrazi prima, Vianello poi, Orlando Strinati per concludere) che non scongiurano l’amara retrocessione (appena 12 i punti totalizzati) in Promozione Regionale. L’ingresso di Rodolfo Latini nei quadri sociali genera quindi una ventata d’ottimismo, alimentando le speranze di un pronto ritorno nella serie superiore. I pronostici della vigilia vedono, infatti, la Ternana favorita, in forza di un invidiabile blasone da contrapporre alla carica agonistica delle locali avversarie (tra queste figura la Bacigalupo Terni). La formazione guidata da Oreste Cioni, pur senza mai conoscere l’onta della sconfitta, viene però appaiata in testa dall’undici del Foligno, promosso al termine della stagione dopo lo spareggio disputato a Perugia (0-1 il risultato in favore dei falchetti). Smaltita la cocente amarezza, la compagine rossoverde ottiene maggior fortuna nel torneo 1953-54, dominato senza mezzi termini grazie alla vena realizzativa della coppia Aquilini-Gobbo (41 reti in due). Il sospirato ritorno in IV Serie vede il ritorno di un ungherese alla guida della squadra (Nekadoma), abile a pilotare i rossoverdi verso un tranquillo decimo posto.

Più travagliata la stagione 1955-56, sia per quanto concerne le vicissitudini societarie (Latini si dimette), sia per quanto attiene al cammino della squadra. La salvezza arriva solo dopo un doppio spareggio contro i sardi del Calangianus. Nella stagione 1958-59, preso atto del completo disinteresse da parte delle forze imprenditoriali, è ancora la giunta comunale a salvare la scialuppa, con il sindaco Ezio Ottaviani che si affianca formalmente al lavoro di De Sio.

Le dimissioni di quest’ultimo, avvenute nel corso del torneo 1959-60, vedono il primo cittadino direttamente impegnato a scongiurare eventuali tracolli. E’ proprio Ottaviani a nominare il nuovo presidente, indicato nella persona del consigliere comunale Renato Alpini. La squadra, nel frattempo, continua ad inanellare piazzamenti poco decorosi, salvandosi per soli due punti nonostante un buon avvio.

Altrettanto deludente l’esito della stagione 1960-61, con Cavalli I e compagni solo undicesimi al termine del campionato. L’anno successivo si apre invece sotto il segno di un cauto ottimismo, generato dall’ingresso nel Consiglio da parte del deputato ternano On. Filippo Micheli (la presidenza viene affidata a Renzo Nicolini). Il verdetto del campo finisce tuttavia per tradire le aspettative, culminando con una salvezza ottenuta ai danni del Carbonia solo all’ultimo tuffo. I segni di una timida ripresa cominciano ad intravvedersi nella stagione1962-63, contrassegnata da un notevole potenziamento societario a fronte della consueta indifferenza delle forze imprenditoriali (contribuiscono alla gestione il Comune, la Provincia e la Soc.Terni). L’ottavo posto finale è il preludio alla trionfale marcia del torneo 1963-64, segnata dall’avvento di Fernando Creonti nei quadri societari e dal ritorno in Serie C dopo un lungo purgatorio. Sono gli anni del boom economico nazionale, forieri di benessere anche per l’intera economia della conca ternana. E’ proprio l’ingegner Creonti, già presidente della “Finanziaria Rossoverde”, l’artefice di una rinascita ben visibile anche nella categoria superiore, prodiga di inaspettate soddisfazioni per la squadra guidata dal tecnico Mario Caciagli (terza nel1964-65 e quarta nel 1965-66). Buoni piazzamenti che non si ripetono tuttavia nella stagione 1966-67, conclusa con deludente ottavo posto. Nel torneo 1967-68, in sede di composizione dei gironi, la Ternanaviene quindi inserita nel raggruppamento meridionale, per una scelta che solleva critiche e perplessità in tutto l’ambiente sportivo. La compagine di Corrado Viciani, forte di autentiche bandiere come Germano, Bonassin, Pandrin, Marinai, Nicolini, Liguori, Sciarretta e Cardillo (15 reti nel corso del campionato), cancella comunque ogni fondato timore, imponendo il proprio gioco a dispetto dei pronostici. Il duello al vertice contro l’agguerrita Casertana si risolve solo all’ultima giornata, con i rossoverdi abili a difendere il primato nella decisiva trasferta di Salerno. E’il 23 giugno 1968, data che segna il ritorno dei rossoverdi tra i cadetti dopo vent’anni di anonimato nelle serie inferiori.

Arriva la serie A

formazione1_72_73smallRiconquistata la Serie B, i rossoverdi dimostrano di sapersi subito calare nellanuova dimensione, chiudendo il torneo 1968-69 con un onorevole decimo posto. Occorre comunque sottolineare la trasformazione della Ternana in Società per Azioni e l’avvento di Giovanni Manini nel ruolo di presidente, verificatosi dopo le dimissioni di Creonti amareggiato da tante promesse cadute nel vuoto. La stagione 1969-70, disputata nel nuovo impianto dedicato al campione motociclistico Libero Liberati, vede la momentanea separazione tra Viciani ed il sodalizio rosso-verde: viene assunto il tecnico Pinardi, poi sostituito in corsa da Montanari. La squadra non pare tuttavia risentire oltremodo tale situazione, migliorando sensibilmente il proprio piazzamento finale (ottava). Nel campionato 1970-71 è il brasiliano Vinicio ad assumere le redini della compagine, assestata al dodicesimo posto nonostante le rosee prospettive della vigilia. Ancora un cambio al vertice nella stagione 1971-72, contrassegnata dall’ascesa di Giorgio Taddei nel ruolo di presidente e dal ritorno del “maestro” Viciani in quello di allenatore. Partita con il piede giusto, la Ternana si ritrova ben presto in cima alla classifica, per una cavalcata inarrestabile che conduce meritatamente all’apoteosi.

formazione2_73_74smallLa netta vittoria ottenuta sul Novara (3-1) spalanca ai rosso-verdi le porte della Serie A, storico traguardo mai raggiunto fino allora da nessuna squadra del comprensorio umbro. I meriti del prestigioso risultato, oltre alla bravura dei 18 atleti che compongono l’organico, sono principalmente da attribuire al credo tattico del tecnico Viciani, profeta di quel “gioco corto” che ubriaca gli avversari e manda in tripudio un’intera città.

La prima esperienza nella massima serie si rivela purtroppo fugace e ricca di amarezze, la squadra viene costruita all’insegna dell’austerità e finisce, inevitabilmente, per pagare con la retrocessione anticipata lo scotto del noviziato. Archiviata con rammarico la stagione 1972-73, si tenta immediatamente di bissare la scalata, stravolgendo la compagine in ogni reparto senza badare troppo alle spese. Il compito di pilotare la squadra verso la promozione viene affidato ad Enzo Riccomini, bravo a ripagare la fiducia accordatagli centrando l’obiettivo al primo tentativo. La Ternana chiude il campionato in terza posizione, preceduta di un punto da Ascoli e Varese: la città dell’acciaio è di nuovo in Serie A.

L’onta del fallimento

formazione1_75_76smallRiassaporata la gioia del massimo palcoscenico, viene condotta una campagna rafforzamento che non lascia presagire giorni fausti, dalla quale scaturisce un organico di base composto da dieci dei diciotto atleti protagonisti della splendida impresa, più sei nuovi acquisti e due elementi rientrati in sede.

La squadra, come nelle previsioni, recita ancora una volta il ruolo di comparsa, vincendo appena quattro gare per quindi chiudere miseramente in penultima posizione. L’addio allaSerie A non viene inizialmente percepito come tale, nutrendosi propositi di riscatto già a partire dalla stagione 1975-76. Salito in sella Gianfranco Tiberi al tavolo della presidenza, viene affidato a Galbiati il compito di raggiungere l’ambizioso obiettivo, ma il tecnico viene presto sollevato dall’incarico dopo i primi risultati poco incoraggianti.
Neanche l’avvento del blasonato Edmondo Fabbri riesce a produrre gli effetti sperati, con la formazione rosso-verde, tenuta a galla dalla buona vena realizzativa di Zanolla (11 reti), che termina quindicesima tradendo così le ottimistiche premesse. Altrettanto deludente l’esito del torneo 1976-77, rimediato solo in extremis grazie alla decisiva vittoria ottenuta sul terreno del diretto concorrente Catania (0-1, rete di Mendoza). E’il tecnico ternano Omero Andreani a salvare la scialuppa, tendente verso la deriva con le gestione di Fabbri prima e di Cesare Maldini poi. La decisa rivoluzione dei quadri tecnici produce buoni risultati nella stagione 1977-78, con l’undici guidato da Rino Marchesi distante solo due punti dalla terza promozione in Serie A. L’ultima presidenza dell’era Tiberi si conclude invece con un decimo posto, ottenuto dalla formazione di Renzo Ulivieri dopo un campionato condotto a corrente alternata. Da segnalare la lunga squalifica inflitta al “Liberati” dopo gli incidenti avvenuti nella gara contro il Taranto (quattro giornate di esilio).

formazione2_79_80smallGli anni Ottanta si aprono invece sotto i peggiori auspici, coincidendo con l’inizio di una caduta verticale che porterà i rosso-verdi sino alle soglie dei tornei dilettantistici. Salito alla presidenza Adriano Garofoli, viene consegnata al tecnico Santin una squadra profondamente rinnovata. Nonostante il successivo avvicendamento con Andreani, l’esito del campionato si rivela comunque fallimentare, anche se, paradossalmente, la formazione giunge in semifinale di Coppa Italia (viene eliminata dalla Roma) e ben sei giocatori approdano nella massima serie. Sprofondata in Serie C, la squadra vede alternarsi alla sua guida i tecnici Andreani, Antenucci e Ghio, senza tuttavia ottenere risultati particolarmente brillanti (undicesimo posto) a parte il buon rendimento nella Coppa Italia di categoria (viene piegata in finale dall’Arezzo).

Meno sofferta, benchè priva di soddisfazioni (nona posizione), la stagione 1981-82, segnata dal terzo ritorno di Viciani alla guida della squadra. Le cose peggiorano notevolmente nel campionato 1982-83, contraddistinto da un nuovo cambio di presidenza (subentra Adriano Garofoli) e da un prematuro esonero del “maestro”. La scelta non è delle più felici: solo con il ritorno di Viciani (in luogo di Mattè) la squadra riprende il suo cammino verso una difficile salvezza, conquistata all’ultimo tuffo grazie al meccanismo della classifica avulsa. A questo punto sale nuovamente Giorgio Taddei ai vertici dirigenziali, l’ambiente ritrova serenità e compattezza, ma l’andamento del campionato si dimostra ancora sofferto e privo di gioie. L’undici di Giovanni Meregalli si assesta in quattordicesima posizione, salvandosi anche grazie alla provvidenziale vittoria a tavolino ottenuta sul campo della capolista Bari (Ratti viene colpito da una lattina).
Altrettanto deludente il campionato 1984-85: il decimo posto centrato dalla formazione di Gaetano Salvemini si rivela infatti illusorio, poiché realmente un solo punto divide i rosso-verdi dallo spauracchio retrocessione. Gli oscuri presagi si materializzano quindi nel successivo torneo 1985-86, chiuso in diciassettesima posizione malgrado tre tecnici si alternino nel tentativo di salvare la baracca (Toneatto, Mari e Masiello). Nel corso della stagione, grazie all’interessamento di alcune personalità politiche cittadine, si registra inoltre l’avvento alla presidenza di Domenico Migliucci, personaggio controverso accolto dal pubblico con grande euforia. I programmi paiono ambiziosi e la stessa squadra costruita per tentare un’imminente riscatto sembra sicuramente all’altezza della situazione (vi figurano, tra gli altri, elementi importanti come D’Amico, Di Canio e Di Carlo). L’undici guidato da Mario Facco si vede però preceduto da Francavilla e Vis Pesaro, con i marchigiani che strapazzano letteralmente le ambizioni rosso-verdi nella sfida decisiva (3-0 il risultato).

Sfumata la promozione in C1, la situazione societaria finisce per precipitare, tanto da giungere al fallimento nel dicembre del 1987. Il campionato viene portato a termine grazie al coraggioso intervento di Alfiero Vagnareli, mentre la squadra vive momenti altrettanto difficili scongiurati solo con l’ennesimo avvento di Corrado Viciani. Per come si erano messe le cose, il quattordicesimo posto finale può dirsi soddisfacente, avendo infatti evitato solo di un soffio lo spettro dell’Interregionale.

Gioie, illusioni e amarezze

formazione1_90_91smallSi volta finalmente pagina con la venuta dell’imprenditore palermitano Gaspare Gambino, giunto a Terni grazie ai contatti intessuti dall’estroso direttore sportivo Bronzetti. La squadra viene affidata a Claudio Tobia, tecnico capace di imprimere un gioco spumeggiante che frutta la promozione al termine del campionato. L’obiettivo viene però raggiunto solo dopo l’emozionante spareggio con il Chieti, risolto ai calci di rigore sul neutro di Cesena. Il sospirato ritorno in C1 conosce subito qualche improvvisa difficoltà, tant’è che l’iscrizione al torneo1989-90 viene effettuata solo grazie all’intervento dello sponsor Novelli. La squadra parte comunque con il piede giusto, per poi terminare ottava dopo un girone di ritorno abbastanza travagliato. La stagione 1990-91 si caratterizza invece per il siluramento in corsa del tecnico Tobia: la formazione viene affidata ad Orazi, navigando in buone posizioni per buona parte del torneo. Il finale è tuttavia da dimenticare, concludendosi ancora con un ottavo posto in classifica. Passato il testimone presidenziale all’imprenditore ciociaro Rinaldo Gelfusa, viene quindi allestita una formazione in grado di primeggiare sulle avversarie. E’ l’esperto tecnico Roberto Clagluna a pilotare i rosso-verdi verso l’inarrestabile ascesa, concretizzatasi a fianco della F.Andria con grande amarezza per i cugini del Perugia (terzi in classifica finale e per di più sconfitti sia al”Liberati” che al “Curi”).

formazione2_92_93smallIl ritorno tra i cadetti, paradossalmente, segna una delle pagine più nere della storia rosso-verde, con la squadra cenerentola del torneo 1992-93 (giunge ventesima) ed una drammatica situazione societaria che culmina nel fallimento. La Ternanaviene addirittura cancellata dai campionati professionistici, per poi ripartire mestamente nell’anonimato del Nazionale Dilettanti. E’un gruppo di imprenditori locali (capeggiato da Sandro Allegretti) a prendere in mano le sorti della società, partita con buoni propositi puntualmente vanificati dall’esito del campionato. La squadra, guidata da Tobia prima e da Ammoniaci poi, conclude infatti con un triste terzo posto, pur componendosi di giocatori importanti come Cozzella, Bardi, Canzian, Borrello, Pocetta e Grandoni. Svanito il ritorno tra i professionisti, si riparte con Franco Fedeli al timone societario, nel tentativo esplicito di non ripetere gli errori del passato. L’undici rosso-verde, passato alle dipendenze del tecnico Silva dopo i deludenti risultati ottenuti dai suoi predecessori Ammoniaci ed Acori, si assesta al secondo posto, guadagnando la promozione in Serie C2 solo con il successivo ripescaggio. L’andamento del torneo 1995-96 si rivela a tratti brillante, con la formazione che si qualifica per i play-off nonostante i ripetuti avvicendamenti tecnici alla guida (Silva prima, Spinosi poi, Pierini per concludere). A spezzare i sogni degli sportivi ci pensa però la sorprendente Fermana.
Lo scoramento viene tempestivamente cancellato nel campionato 1996-97, vinto con pieno merito dall’undici di Luigi Del Neri grazie ad un finale a dir poco travolgente (otto vittorie in altrettante gare).

E’ Alberto Gianni il presidente di quella entusiasmante stagione, coronata da Modica e compagni con la decisiva vittoria sul terreno del Fano (1-0, rete di Bellotto). Il prestigioso risultato accende nuovamente gli entusiasmi, tanto da condurre all’allestimento di una compagine in grado di ben figurare anche nella categoria superiore. Forte di una lunga imbattibilità (39 gare consecutive senza perdere), la truppa di Del Neri si assesta in seconda posizione alle spalle del Cosenza, legittimando ampiamente il diritto di accedere ai play-off. Superata la concorrenza dell’Atletico Catania, la formazione rosso-verde affronta la Nocerina nella gara decisiva sul neutro di Ancona: è una rete di Arcadio a piegare i campani nei tempi supplementari, consegnando alla Ternana la promozione tra i cadetti.

Da Agarini a Longarini

All’inizio della stagione 1997-98, intanto, grandi cambiamenti avevano interessato l’organigramma societario, decisamente rinforzato con l’ingresso del gruppo Tad come socio di minoranza. A novembre, con piena sintonia tra le parti, le quote si erano poi ribaltate, divenendo del 72% il pacchetto azionario detenuto dalla holding del presidente Agarini. Per giungere al definitivo passaggio di consegne, occorre però arrivare al marzo 1998, data che suggella l’avvento dell’industriale di Piombino Luigi Agarini alla guida societaria. La bontà dei programmi avanzati trova subito conferma sul campo, con la Ternana promossa in Serie B dopo solo tre mesi dal passaggio di quote. Raggiunto l’obiettivo prefisso dalla nuova società, viene allestita una formazione in grado di ottenere, almeno sulla carta, una tranquilla salvezza senza troppi patemi.

E’ l’emergente Antonello Cuccureddu il tecnico designato per ottenere il traguardo, e per attuare progetti divenuti via via più ambiziosi con le prime soddisfazioni regalate dalla squadra. L’incostanza di risultati conduce tuttavia all’esonero di Cuccureddu, sostituito da quel Del Neri già capace di regalare ai tifosi una storica doppia promozione. I risultati, malgrado gli ulteriori ritocchi dell’organico, tradiscono fortemente le aspettative, tanto da condurre al licenziamento del tecnico friulano. Al suo posto viene quindi chiamato Vincenzo Guerini, soprannominato “sergente di ferro” e dimostratosi capace, nel girone di ritorno, di gestire una situazione che stava via via degenerando. Alla fine, pur con qualche sofferenza, l’obiettivo salvezza viene raggiunto, grazie anche alla buona stagione di Massimo Borgobello (autore di 15 reti) ed alla decisiva vittoria ottenuta sulla Fidelis Andria.

Il torneo 1999-00 viene preparato dalla Ternana con maggiore oculatezza, cercando di non ripetere gli inevitabili errori di programmazione pagati nel ruolo di matricola. L’arrivo in corsa di un Direttore Generale esperto come Paolo Borea conferma la tendenza, anche se l’andamento della squadra non sembra riflettere i buoni propositi. A pagare le conseguenze dell’imprevista situazione è il tecnico Guerini, sostituito dall’intramontabile Tarcisio Burgnich con la formazione impelagata nei bassifondi della classifica. Le reti di Fabio Artico e Fabrizio Miccoli (19 gol in due), il ritorno di Borgobello, gli aggiustamenti del mercato di gennaio, spingono quindi la Ternana verso la salvezza, ottenuta con leggero anticipo rispetto alle previsioni. Il decimo posto finale, malgrado tutto, giunge a rispecchiare gli obiettivi della vigilia, pur se il sofferto andamento della stagione sminuisce parzialmente la fedeltà del risultato.

Il torneo 2000-01 viene minuziosamente preparato dalla società e dall’area tecnica per cercare di centrare l’obiettivo di lottare per la promozione. E il risultato raggiunto dalla Ternana di Andrea Agostinelli è il quarto di sempre, dopo le due promozioni in A e quella sfiorata da Rino Marchesi. La squadra chiude in classifica al sesto posto, ma è sicuramente quella che gioca il calcio migliore del torneo con Grabbi, capocannoniere, autore alla fine di ben 20 reti. Nel finale la formazione rossoverde pagherà qualche sconfitta decisiva negli scontri diretti, ma anche alcune vicende contingenti (episodi sfortunati, qualche decisione contestata, etc.) che la taglieranno fuori dalla lotta per il vertice in una stagione in cui le promosse raggiungono punteggi da record.
L’anno successivo è tra i più amari della storia recente. La Ternana punta su giocatori esperti per cercare di dare solidità ad un team che, nel frattempo, perde Grabbi passato al Blackburn (trasferimento più ricco nella storia dlela Ternana) e punta sull’esplosione di Miccoli. Il progetto, però, dopo un avvio promettente, subisce un improvviso stop. La squadra perde quattro partite consecutivamente, precipita in classifica e il tecnico Agostinelli ne fa le spese. Al suo posto la società pesca dal settore giovanile la soluzione-ponte rappresentata da Claudio Tobia, che guida una squadra con tantissimi infortunati fino all’epifania per lasciare il posto a Bruno “Maciste” Bolchi, che nel girone di ritorno mette insieme una marcia trionfale: 30 punti, contro gli appena 16 del girone di andata.

Nel frattempo si dividono anche le strade tra la Ternana e Borea e la società comincia a porre le basi del lavoro per l’anno successivo, puntando su una riorganizzazione societaria che passa attraverso l’accordo con il Ds Capozucca che, da Varese, porterà con sé il nuovo allenatore Mario Beretta. Il bottino finale di Bolchi e dei suoi, però, non basterà a tenere la squadra in B, perché nell’ultima giornata i rossoverdi non amministrano il punto di vantaggio sulle inseguitrici perdendo a Bari. Miccoli (16 gol e altrettanti pali) passerà alla Juventus, molti sceglieranno di restare anche in C per tentare l’immediata risalita.
In estate la società verrà ripescata in serie B a seguito della cancellazione della Fiorentina. Nel campionato 2003-04 nasce la collaborazione tra il gruppo Agarini e il gruppo Longarini. Ad aprile 2004 inizia il passaggio di proprietà, con l’arrivo del “vulcanico” Tommaso Fioretti, manager anconetano. A dicembre la famiglia Longarini rileva l’intero pacchetto azionario della società rossoverde.
Successivamente, il ventitreenne Emanuele Longarini assume la presidenza e con lui alla guida i rossoverdi chiudono il campionato 2004- ’05 al nono posto.

Dal giugno 2005 il ruolo di presidente è affidato a Luca Ferramosca, uomo di fiducia della famiglia Longarini che mette la sua esperienza al servizio del gruppo all’interno del quale ricopre la carica di amministratore nelle società più importanti del gruppo stesso.

Nella stagione sportiva 2005/2006 a Ferramosca è subentrato il manager Vincenzo Mangano.
A giugno il club è retrocesso in C1.

Dal luglio 2006 la famiglia Longarini ha nominato un amministratore unico, il rag. Stefano Dominicis, a dirigere la Ternana Calcio, dopo la retrocessione  dalla serie B alla C1 con la precedente gestione.

PRESIDENTE Nicola Guida
VICE PRESIDENTE Antonio Margiotta
DIRETTORE GENERALE Antonio Scaramuzzino
DIRETTORE OPERATIVO/GESTIONALE Giuseppe D’Aniello
RAPPORTI CON LE ISTITUZIONI E AFFARI GENERALI Massimo Piccioni
DIRETTORE SPORTIVO Stefano Capozucca
SEGRETERIA SPORTIVA Vanessa Fenili
SEGRETERIA PRESIDENZA Maria Grazia Fazi
SEGRETERIA ORGANIZZATIVA Francesca Caffarelli
BIGLIETTERIA E SLO Costanza Farroni
RESPONSABILE AMMINISTRAZIONE FINANZA E CONTROLLO Vincenzo Fogliamanzillo
TEAM MANAGER PRIMA SQUADRA Mattia Stante
DIREZIONE COMMERCIALE Sergio Salvati
RESP. COMUNICAZIONE/UFFICIO STAMPA: Lorenzo Modestino
DIRETTORE CREATIVO Cristiano Michelangeli
RESP. MARKETING E SOCIAL MEDIA MANAGER
Gloria Panfili
DELEGATO GESTIONE EVENTO Giuseppe Ciccone
RESPONSABILE SETTORE GIOVANILE Silvio Paolucci
DIR. GEN. SETTORE GIOVANILE  Antonio Palladinetti
RESPONSABILE ACADEMY  Alessandro Paparella
RESP. MAGAZZINO CENTRALE
Giulia Rosati

Il Foro Boario

Oggi ci hanno alzato l’obelisco di Arnaldo Pomodoro, uno dei simboli della città. Il busto di Tacito, il ternano più illustre, guarda la Lancia di luce come agli inizi del secolo buttava l’occhio sull’evoluzione di strani signori in mutande, giacca e scarpini di cuoio che correvano dietro a una sfera seguendo una moda inglese.

Era quella la zona della città dove nacque il calcio. Alcuni ternani doc ricordano ancora quei signori radunarsi in piazza Vittorio Emanuele per aspettare l’arrivo degli avversari: gente di Spoleto, delle altre città umbre, di Perugia. Col pallone sottobraccio percorrevano via Roma e arrivavano giù sulle sponde del fiume Nera. Per giocare dovevano prima pulire il terreno dagli… escrementi degli animali. Già, perché allora l’area era utilizzata come mercato del bestiame.

Durante la settimana c’era anche chi si allenava, poi nel fine settimana le partite. Se mancava qualche giocatore, bastava chiamare i ragazzini che venivano ad assistere a quel nuovo rito chiamato football.
Andò avanti così fino agli anni Venti: Allora si cominciava a fare sul serio…

Viale Brin

C’era spazio tra il refettorio dell’Acciaieria, la Fabbrica d’armi e il canale Nerino: un’area giusta giusta per costruirci un campo da pallone. La chiamavano o no la Manchester d’Italia, questa città dell’Umbria con un passato agricolo diventata improvvisamente industriale? E allora, proprio come in Inghilterra, pensarono bene di legare football e fabbrica, calcio e lavoro. Chi erano i giocatori della Ternana? Era gente che vedeva di buon occhio la possibilità di divertirsi e arrotondare col pallone e, magari, di trovare un buon posto di lavoro nelle acciaierie. Se uno col pallone ci sapeva fare, il turno da operaio ce l’aveva assicurato.

Ma era un calcio bello, eroico, epico. E soprattutto era un pallone divertente, senza tackle, senza tattica esasperata. Si divertivano i ragazzini, che portavano volentieri la valigia ai giocatori fin dentro gli spogliatoi, pur di entrare gratis a vedere la partita. Lo stadio di viale Brin fu costruito nel 1924-25. Ero di proprietà della società Terni, che nei primi anni Novanta lo fece demolire, per costruire un parcheggio.

Ci è rimasto poco ormai: la curva del velodromo, qualche locale che una volta ospitava gli spogliatoi. L’impianto era stato progettato dall’ingegner Ceccarelli per l’Unione Sportiva Terni, uno dei primi dopolavoro dell’epoca. Sul lato nord aveva 2000 posti nella tribuna scoperta, mentre a sud c’era la tribuna coperta all’inglese, con due distinti laterali da 400 posti. All’inizio c’era la pista podistica, ma poi per allargare il campo di calcio ne tolsero un pezzo.

E dietro la porta che dava sulla Fabbrica d’armi c’era il velodromo. Era lo stadio dell’acciaieria. Ma fino alla pensione, tutti, a Terni, lo hanno conosciuto come “la Pista”.

Il Liberati

Per i tifosi rossoverdi è ormai come una seconda casa, ma forse non tutti conoscono la storia dell’impianto che ospita attualmente le gare della formazione rossoverde. Costruito nel 1969, anche se il Comune di Terni e l’ingegner Leopoldo Barruchello (il progettista) lo avevano concepito intorno al 1961, l’amministrazione di allora decise di collocarlo in località San Martino, in quella che allora era una periferia verde della città. Il piano regolatore, appena approvato, destinava all’impianto un’area di circa 10 ettari. Nel 1962, il Sindaco commissionò il progetto all’ingegner Barruchello, quindi nel 1969 furono completati i lavori per la costruzione e lo stadio venne aperto e inaugurato con un’emozionante amichevole tra la Ternana e i brasiliani del Palmeiras.

All’impianto fu dato il nome di Libero Liberati (Terni, 1926-1962), in onore dello sportivo più famoso della città di Terni: corridore motociclista, campione del mondo della classe 500 nel 1957, morto tragicamente nel 1962 a causa di un incidente stradale in allenamento a Cervara. In appena due stagioni, proprio sul manto erboso del nuovo stadio, tra i più belli e curati d’Italia, le Fere conquistarono la serie A con Corrado Viciani alla guida.

Poteva contenere quasi 40 mila spettatori e spesso era pieno in ogni ordine di posto, tanto da diventare quasi un catino ribollente di passione e tifo sfrenato. In serie A non andò fortissimo, quella Ternana. Il divario con le altre era troppo forte. Ma poi subito le Fere riconquistarono di nuovo la promozione: fu ancora A con Riccomini in panchina.

E l’impianto fu ampliato con la costruzione nel 1974 della curva San Martino. Il Liberati, grazie ai recenti lavori di riqualificazione che hanno portato la capienza a circa 14398 posti tutti seduti, secondo le vigenti normative di settore, è stato omologato dalla Lega nazionale professionisti di serie A e B.