«Come sempre ho detto, è meglio vincere una brutta gara che perderne una bella. È arrivata una vittoria fondamentale, che serve a tutti: a me, all’ambiente, alla squadra, al tecnico e ai tifosi. Detto questo valuto che sono emersi i nostri pregi offensivi, grazie a uno splendido Montalto e a una splendida squadra. Ma sono emersi anche i nostri vecchi difetti: abbiamo subito per l’ennesima volta gol nei primi minuti, tipico di una squadra che entra in campo senza sapere che la gara è iniziata… è un difetto grave. Poi i ragazzi sono stati eccezionali per quasi tutta la gara, ma ci siamo trovati nella difficoltà di gestire la vittoria: come un uomo che diventa miliardario, spende i suoi soldi incautamente e poi si uccide. Negli ultimi minuti i troppi errori sono arrivati per poca lucidità. Apprezzo molto il capitano e il vicecapitano, Defendi e Paolucci, due uomini di carattere che mi piacciono molto. Ma anche loro debbono prendere per mano questa squadra”.

Migliorare quindi partendo dai difetti.

«Dobbiamo imparare a correggerli. In sintesi: l’esame non è stato completamente superato. Pochesci deve dimostrare di riuscire a trasmettere il carattere giusto alla squadra. Perché questo gruppo meriterebbe di stare tra le prime cinque, e non lo dico io ma molti osservatori e uomini di calcio con cui ho parlato, l’ultimo dei quali è proprio il tecnico della Pro Vercelli. Però, c’è evidentemente qualcosa che ancora manca in campo: il carattere giusto di chi sa dominare la partita».

Lei ha sempre creduto nel valore della squadra.

«Non solo. Anche nel tecnico ho sempre creduto, il tecnico è eccellente, ma in questo momento deve fare vedere a me, a Terni e alla squadra la vera differenza con gli altri allenatori. La nostra è una squadra imprevedibile, che sta per sbocciare. Spero che sbocci prima della prossima gara, dove è accettabile solo la vittoria. Si vince e basta senza chiacchiere perché la classifica non ci permette di stare qui a filosofeggiare. Siamo terzultimi, in questo momento soltanto vincere è importante».

Si è scritto di dissapori tra lei e Pochesci.

«Nessun dissapore. Ma Pochesci sa perfettamente che quando si lavora si va oltre i sentimenti. Era sotto esame prima, lo è ancora, come lo sono tutti gli allenatori e in generale chi lavora e deve portare a casa dei risultati. Anche se vincesse ad Avellino, andremo poi a vedere come andranno le cose quando ricomincerà il girone. Per noi non è cambiato nulla dopo giovedì, siamo sempre virtualmente retrocessi .Certamente non è divertente dover dire a un amico, che è anche un ottimo allenatore e professionista, che le cose non vanno. Ma gli ho semplicemente fatto presente la classifica attuale, e che lui ha gestito in autonomia queste 20 partite con i giocatori che ha scelto. Il Il carattere di una squadra è quello di un allenatore. In ogni caso, il rapporto tra me e Pochesci è eccellentente e nessuno può scrivere che non ho fiducia in lui».

Secondo lei la rosa ha bisogno di innesti?

«Ne stiamo parlando. Abbiamo giocatori di qualità: Montalto è tra chi ha segnato di più in serie B. Lei vede la necessità di un altro attaccante? E questo vale anche in altri reparti. Ricordo sempre che abbiamo cominciato a lavorare su questa squadra ad agosto.Comunque vederemo, ci stiamo ragionando, ma attenzione agli errori che si possono fare, perché abbiamo uno spogliatoio eccezionale. Abbiamo bisogno realmente di un’altra squadra o siamo soltanto in una classifica bugiarda, perché ad oggi il nostro bravissimo allenatore non ha ancora trovato la strada ideale per poterci portare in un’altra posizione di classifica Purtroppo a oggi, dato che abbiamo sprecato tante partite ci troviamo qui. Solo l’allenatore è in grado di farci fare il grande salto di qualità. Gli auguro di essere vincente anche la prossima partita. Passeremo un Natale sereno, vogliamo passare anche il capodanno allo stesso modo».

Nell’immediato postpartita, il suo pensiero non è stato sul risultato, ma sulla lettera che le hanno inviato alcuni tifosi.

«Prima di tutto li ringrazio per una lettera che invita a un confronto con una parte della tifoseria, scritta in modo intelligente ed educato. L’ho letta, accetto sempre il confronto, sono un uomo di impresa, terrò presente ciò che mi viene detto. Stiamo tutti aspettando che Pochesci cominci deve dare continuità di risultati a questa squadra. perché nessuno mi toglierà dalla testa che è un uomo eccellente, di testa e di cuore, e questo lo si vede nella squadra, che si impegna e dà sempre il massimo. Anche quando va in svantaggio, rispecchiando il carattere del Mister, reagisce e tenta di recuperare, come farebbe lui. Poi però Pochesci, anziché vivere una serata tranquilla dopo una vittoria, va su Facebook ea volte si fa prendere la mano. Mi permetta di dargli un consiglio: vada a dormire, non su Facebook. È solo questo che contesto a Pochesci e alla sua squadra: a un certo punto si distrae e incassa. Voglio che cresca come allenatore, perché spero che un giorno possa allenare questa squadra in A. E per fare questo bisogna essere uno dei 20 migliori allenatori in Italia. In questo momento, tra A e B, su 42 allenatori, Pochesci si deve accontentare di essere il 40esimo, almeno secondo questa classifica».

Ha ricevuto delle critiche quando ha parlato di serie A.

«Mi sono un po’ stufato di questa storia: tutto può accadere è chiaro, come è sicuro che io un giorno morirò: ma potrei morire tra 4 secondi o campare fino a 110 anni. Non ho detto che sicuramente andremo in serie A, ho detto che combatteremo ogni giorno della nostra vita per essere i migliori e quindi per andare in serie A, dove vanno soltanto i migliori. Ho aggiunto che sarebbe una iattura, come di fatto è, essere in fondo alla classifica e lottare per non andare in C. Ho aggiunto: ci sta di lottare per non retrocedere, ma spero onestamente di no, ho altri obiettivi, quelli che ho sempre perseguito e raggiunto da imprenditore. Mi auguro che i tifosi comincino a pensare positivo come faccio io».

La città di Terni è entrata nel suo cuore?

«Guardi, mio padre ha fatto tutta la vita il camionista, una vita da operaio con orari massacranti. Terni è una città operaia, per questo mi piace. Personalmente, sebbene abbia raggiunto dei traguardi professionali, mi sento sempre un ragazzo povero e semplice. Quindi apprezzo il carattere di Terni e soffro nel non riuscire a dare ai ternani una squadra di alta classifica».

 

 

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